lunedì 9 aprile 2018

To Do Time: La scacchiera - scelta della progetto/architetto


STEVEN HOLL

Nato nel 1947 in una cittadina dello stato d Washington, è un self-made architect: è partito “dal basso”, estraneo a lobby o circuiti, ma dotato di un talento e una grande energia tale da poter spiccare e farsi strada trasferendosi, successivamente agli studi, a New York.
Il paragrafo nel libro “Architettura e Modernità” in cui si parla di Steven Holl è intitolato “Metafora costruita e nominata”: è proprio questo concetto che mi ha fatto avvicinare particolarmente a questo architetto e al suo modo di agire, progettare, intendere l’architettura. Come tra gli architetti del post modernismo, negli anni successivi alla caduta del muro di Berlino, il principio su cui si basa la sua architettura è la comunicazione. La sua poetica, inoltre, è influenzata e caratterizzata da altri fattori, come ad esempio gli interessi fenomenologici, in quanto il progetto deve tener conto e sentire i materiali, l’azione della luce e di ciò che accade all’esterno. Un altro aspetto è l’uso della metaforizzazione, ovvero il richiamo ad immagini e simboli esterni all’architettura, o la consapevolezza del rapporto tra spazi aperti, contesto esterno ed edifici, il modo in cui si relazionano studiato nei minimi dettagli e, infine, la convinzione che un progetto di si debba basare su un’idea-forza.

Il progetto che voglio analizzare è il Maggie’s Centre Barts a Londra.
Il sito nel centro di Londra è adiacente all'ampio cortile dell'Ospedale di San Bartolomeo, più antico di Londra. Strati di storia caratterizzano questo sito unico, ed è un aspetto che Holl considera vivamente durante la fase di progetto. La composizione dell’edificio è simile ad una matriosca, è fatta di una strato all’interno di uno strato a sua volta all’interno di un altro strato. La struttura è una struttura in cemento ramificato, lo strato interno è di bambù e lo strato esterno è in vetro bianco opaco con frammenti di vetro colorati che richiamano la "notazione neumatica". La parola “neuma” significa "forza vitale", ed è questa la metafora con cui comunica l’opera. Lo strato di vetro esterno è organizzato in fasce orizzontali come un pentagramma mentre la struttura in cemento si ramifica come una mano. Il centro a tre piani ha una scala curva aperta solidale alla struttura in cemento con spazi aperti rivestiti verticalmente in bambù. L'ingresso frontale principale si trova sulla piazza principale, mentre c'è una seconda entrata a ovest che si apre sul giardino della chiesa adiacente. L'edificio termina con un giardino pensile e una grande sala per lo yoga, il Tai Chi, gli incontri ecc. Il carattere interno di questo edificio e l’integrazione degli aspetti fenomenologici si basa sulla modellazione di luci colorate che si riflettono sui pavimenti e le pareti, cambiando a seconda dell'ora del giorno e della stagione. L'illuminazione interna sarà organizzata per permettere alle lenti colorate insieme al vetro bianco traslucido della facciata di infondere un senso di gioia e relax.








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